Nuova edizione del libro “Il Bagaglio” di Luca Attanasio. Anche noi tra i protagonisti

Il volume è andato in stampa in una nuova versione aggiornata e ampliata, con la prestigiosa prefazione di Roberto Saviano.

Già nella prima edizione l’esperienza di Agevolando era stata valorizzata grazie all’intervista al presidente Federico Zullo e alle testimonianze di tre ragazzi, Ahmed e Jonathan (Agevolando Rimini) e Jerreh (Agevolando Parma).

La nuova edizione si arricchisce con il contributo di Anna Bolognesi che ha raccontato i progetti di Agevolando in particolare per l’inserimento lavorativo dei Minori stranieri non accompagnati e con la partecipazione di un gruppo di ragazzi da noi coinvolti per la sezione “Il deserto”.

Sono Kaba, Jamaldeen, Moussa, Sefo e Alì che con l’aiuto di educatori e volontari* hanno raccontato parte del loro viaggio per raggiungere l’Italia, condividendo generosamente la loro drammatica e al tempo stesso straordinaria esperienza.

I nostri contributi si aggiungono a quelli di altri professionisti dell’accoglienza e giovani giunti nel nostro paese quando ancora minorenni e oggi adulti impegnati, come Mohamed Keita che in Mali ha realizzato un laboratorio fotografico per bambini allo scopo di offrire loro nuove opportunità.

Il libro è stato realizzato dal giornalista Luca Attanasio, a cui ci lega un grande rapporto di stima e di amicizia. Gli rivolgiamo qualche domanda.

In un’epoca in cui il tema migranti è trattato spesso in modo strumentale o impreciso, qual è per te il valore e il senso di un libro come “Il Bagaglio”?

Purtroppo in questo momento storico il tema dei migranti è narrato poco e male. Sono un bacino incredibile di consenso, già dall’epoca del governo Gentiloni con i provvedimenti di Minniti. Salvini ha poi costruito sulla pelle dei migranti il suo consenso. Se domani cessasse per magia l’immigrazione, Salvini crollerebbe. Su questi temi c’è anche una profonda ignoranza: pochi conoscono davvero l’Africa e quello che accade nei paesi di provenienza dei migranti. Con “Il Bagaglio” ho fatto un lavoro più sul piano umano che sociologico. È stato un grande privilegio poter incontrare questa umanità da una parte dolente, dall’altro ricca di fascino, vita, positività. Ho pensato fosse giusto rendere giustizia a questi ragazzi. Restituire loro quanto in parte hanno donato a noi e al nostro mondo.

Cosa l’ha colpita maggiormente nelle storie dei ragazzi che ha ascoltato e raccolto?

Dietro ad ogni ragazzo c’è una storia bellissima. È vero che li ho conosciuti per il racconto di drammi, ma questo non impedisce loro di esprimere una straordinaria voglia di vivere. Con loro ho sempre avuto interlocuzioni interessanti, mi sono sempre trovato bene. Per questo alcune sezioni del libro sono scritte nella forma del racconto: per ridare dignità letteraria anche alle storie più difficili, come quelle ambientate alla stazione Termini di Roma o che hanno per protagonisti ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del carcere. I racconti dal deserto, a cui avete partecipato, sono stati poi l’occasione per dare loro la parola, per la prima volta. Li ho lasciati così com’erano, senza correggerli: perché volevo un incontro diretto tra i ragazzi e il lettore. Mi sono ispirato al libro “Bestie senza patria” di Uzodinma Iweala. Mi piace tra le tante citare la storia di Mohamed Keita, che inaugura e conclude il libro. Lui in questi anni è tornato in Africa e ha deciso di aprire un laboratorio di fotografia in Mali per evitare che altri ragazzi come lui vivano la drammatica esperienza del viaggio. Sente il bisogno di rendere all’Africa quello che ha imparato in Europa. C’è anche un’immigrazione che ritorna.

Lei parla spesso della necessità di raccontare “un’altra Italia”. In che modo il giornalismo e la narrativa possono contrastare il clima di odio e razzismo che spesso ci circonda?

Dobbiamo promuovere una “contro narrazione”: fare emergere le storie, singole e meravigliose, farle uscire dalla massa. Al tempo stesso dobbiamo uscire anche dal recinto dall’assistenzialismo e parlare del fenomeno anche in maniera scientifica, portando dati. Non basta dirci che siamo buoni, dobbiamo comunicare che questi ragazzi non sono vittime ma nella maggioranza dei casi protagonisti. Anche se viviamo una sorta di “sindrome di accerchiamento” non dobbiamo sentirci un’infima minoranza. C’è un sacco di gente in Italia che fa cose belle e ci crede, come voi di Agevolando. Dobbiamo comunicare un’Italia serena e impegnata. Mi ha colpito don Luigi Ciotti quando ha parlato di una “forte nostalgia di umanità”. Si ha nostalgia di qualcosa che ci fa stare bene, che ci rende sereni. Invece la società che rischiamo di costruire non ci farà stare bene. Per questo dobbiamo resistere.

Silvia Sanchini

Come acquistare il libro:

È possibile chiedere una copia del libro all’editore: albeggi@libero.it, acquistarlo in libreria o online.

Per essere aggiornati sul libro e le presentazioni potete seguire la pagina Fb: https://www.facebook.com/albeggi/

 

* Un grande ringraziamento va a Almas Khan (Agevolando Trentino), Deina Centomo e Maria Rosa Argenton (Agevolando Verona), Vanessa Farris (Agevolando Parma), Sara Galli (Agevolando Bologna), Francesca Miozzo (Coop. Frassati), Cinzia Cacia (Fondazione Orione 80)

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